Problemi relazionali

In un quadro di difficoltà relazionali il genitore si trova a porsi i seguenti interrogativi:

“mio figlio non ha amici”, “perché mio figlio non invita mai nessuno a casa”, “gli insegnanti mi dicono che mio figlio non gioca con i compagni”, “mio figlio non è inserito in un gruppo di amici”, “mio figlio non mi parla mai di altri ragazzi con cui sta insieme a scuola”, “mio figlio teme troppo gli altri”, “mio figlio pensa di essere un idiota quando parla con gli altri”, “mio figlio teme troppo il giudizio degli altri”.

VALUTAZIONE

Alcuni bambini e ragazzi evitano la compagnia altrui e appaiono socialmente ritirati. Possono essere poco responsivi alle iniziative sociali dei coetanei e presentare deficit comportamentali in specifiche abilità nel farsi e nel mantenere le amicizie. Ci sono inoltre casi in cui un ragazzo possiede adeguate abilità sociali ma evita di farsi coinvolgere dagli altri a causa di una visione eccessivamente negativa delle proprie capacità di interazione e di se stesso, oppure per eccessiva timidezza o paura.

In fase di valutazione verranno analizzati i seguenti aspetti:

  • tramite il colloquio clinico e strumenti testistici si valuteranno abilità sociali, l’interesse nella relazione sociale e eventuali autovalutazioni irrealistiche e negative;
  • verranno analizzate le situazioni in cui si manifesta il problema andando ad identificare quali variabili ambientali interagiscono con esso e in quali occasioni il bambino/ragazzo non interagisce;
  • verranno valutate le eventuali manifestazioni ansiose concomitanti;
  • con dei colloqui con i genitori si analizzeranno eventuali aspetti ambientali che inducono e mantengono il problema relazionale.
Studio Sofisma Psicologo Castelfranco Veneto per bambini, ragazzi e adulti

TRATTAMENTO

Gli aspetti fondamentali del trattamento sono:

  • training di abilità sociali (educazione alle abilità sociali, simulazione in seduta di situazioni sociali – “Role Playing”, allenamento all’assertività per gli adolescenti);
  • educazione dei genitori sulle caratteristiche del problema al fine di creare un contesto che favorisca il miglioramento del proprio figlio (a seconda del caso si possono coinvolgere anche gli insegnanti se questo può essere utile);
  • insegnamento di tecniche di messa in discussione dei pensieri negativi e delle autosvalutazioni;
  • tecniche di gestione dell’eventuale ansia concomitante.

Si ricorda che il trattamento è un processo in cui genitori, e il proprio figlio sono tutti parti attive all’interno di un processo in cui il terapeuta funge da modello e da facilitatore.

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