Ipocondria e ansia per la salute: come riconoscerle

Quali sono i meccanismi alla base di ipocondria e ansia per la salute e come riconoscerle

L’ ipocondria, vista comunemente come la paura delle malattie, è un disagio legato all’idea o alla paura di avere una malattia grave.

I pazienti sono molto attenti ad ogni piccolo cambiamento nel corpo e lo tengono costantemente sotto controllo ricercando attivamente la presenza di eventuali segni di malattia.

Per tale ragione gli ipocondriaci richiedono di frequente test di accertamento e visite mediche al fine di cercare rassicurazione ai loro timori.

L’esito favorevole delle indagini mediche non riduce, tuttavia, la preoccupazione e non riesce a rassicurare i pazienti che si avviano in un circolo vizioso di continua ricerca di rassicurazione che non trovano mai.

IPOCONDRIA: DIAGNOSI CLINICA

L’ipocondria nei manuali diagnostici si collocava nei disturbi somatoformi, tuttavia nell’ultimo DSM, la quinta edizione del manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, il termine ipocondria viene rimosso e sostituito dal termine disturbo da ansia di malattia, definito dai seguenti criteri principali:

  • A Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia;
  • B Sintomi somatici non presenti o di lieve intensità;
  • C Elevata ansia riguardante la salute e forte reattività del paziente su questo tema;
  • D Presenza di comportamenti disadattivi collegati alla salute come continue visite o ricerca di sintomi fisici.

Il disagio dell’individuo non deriva dal sintomo in sé ma dalla stessa ansia risultante legata al sintomo.

Ecco che l’ipocondria, o meglio il disturbo d’ansia di malattia, che per semplicità chiameremo ansia per la salute presenta una struttura e dei meccanismi che sono tipici dei problemi di ansia che abbiamo trattato precedentemente.

Come per i quadri di ansia e panico vi sono componenti fisiologiche, cognitive e comportamentali in interazione reciproca tra loro.

IPOCONDRIA: COMPONENTE FISIOLOGICA

Sul versante della componente fisiologica vi sono sensazioni che arrivano dal corpo su cui la persona focalizza la propria attenzione.

La persona presta attenzione alla frequenza cardiaca, al ritmo respiratorio, alle sensazioni che arrivano da stomaco, intestino, schiena, articolazioni o da qualsiasi altra parte del corpo.

Più tempo la persona mantiene l’attenzione sulle sensazioni che arrivano dal corpo, più diventa abile a notarle rischiando in questo modo di amplificarle ulteriormente.

Pensiamo a quando tocchiamo una superficie focalizzando tutta l’attenzione sulle sensazioni tattili che arrivano dal tocco: in questo modo riusciamo a notare minime variazioni che, senza tutto quel focus attentivo, non avremmo notato.

Lo stesso meccanismo entra in gioco con le sensazioni dall’interno del corpo, processo che fondamentalmente risponde alle stesse regole degli altri canali percettivi.

Quindi, più attenzione viene data ai segnali del corpo, più probabile è che ne vengano notati anche di minimi e che allo stesso tempo questi segnali vengano amplificati.

Il segnale fisico non necessariamente è una sensazione di dolore, infatti nella maggior parte dei casi sono sensazioni fisiche neutre che vengono attribuite alla malattia in maniera arbitraria dalla persona.

IPOCONDRIA: COMPONENTE COGNITIVA DEI PENSIERI

Sul versante cognitivo dei pensieri queste sensazioni fisiche vengono malinterpretate come segno di malattia e scatta la preoccupazione di essere malati o di stare sviluppando una malattia, modalità di pensiero che attiva e mantiene una forte ansia.

L’ansia viene attivata da pensieri come: “sento il battito del cuore strano e potrei avere un problema cardiaco”; “il cuore non batte come dovrebbe, c’è qualcosa che non va”; “respiro in maniera strana, sto per sviluppare un problema respiratorio”, “sento una strana sensazione alla caviglia quando cammino, potrebbe essere un problema grave”, “l’intestino fa degli strani rumori quando digerisco, potrei avere un intolleranza a qualche alimento”, ….

Inoltre, va ricordato che la stessa reazione emotiva di ansia determina una oggettiva variazione di frequenza cardiaca, respiratoria e di funzioni digestive, e queste stesse variazioni vengono notate e amplificate dalla persona che le interpreta come segnali di malattia andando a confermare l’errata ipotesi di partenza.

Uno dei fenomeni collegati all’ansia è l’ipervigilanza che in questo caso specifico amplifica lo stato di allerta e l’attenzione per i sintomi fisici andando ad esacerbare il quadro generale di ansia per la salute.

La persona quindi è molto attenta alle sensazioni del corpo, queste vengono notate e interpretate come segni di malattia andando ad attivare uno stato ansioso che rende ancora più attenti e vigili ai segnali che arrivano dal corpo generando il circolo vizioso che caratterizza il disturbo.

Ipocondria come combatterla

IPOCONDRIA: COMPONENTE COMPORTAMENTALE

Sul versante comportamentale la persona cerca di ridurre l’ansia con evitamenti che, in questo caso, sono rappresentati dalla ricerca di rassicurazioni come ad esempio la richiesta di ripetute visite mediche o nella continua ricerca in internet delle caratteristiche dei sintomi fisici percepiti.

La persona ricerca continuamente in rete quale può essere il significato di quei sintomi e quale può essere la malattia che hanno contratto o che stanno per contrarre.

Tipicamente questa ricerca online può anche alimentare ansia e preoccupazione in quanto la persona in rete viene a conoscenza di numerose malattie e sintomi che magari non conosceva e che alimentano la tendenza a malinterpretare i sintomi del corpo e il dubbio rispetto alla propria salute che genera ulteriore ansia.

Vi è inoltre un vero e proprio assalto ai medici di base e agli specialisti per richiedere ripetute visite, esami specifici e accertamenti diagnostici che non riescono mai a tranquillizzare la persona in maniera definitiva.

Queste rassicurazioni riducono temporaneamente l’ansia generando un transitorio sollievo che, per un principio di condizionamento, rinforza il disturbo e porta la persona a ricercare costantemente rassicurazioni.

Ad ogni riduzione di ansia, successiva ad una visita o ad un accertamento, vi è un temporaneo sollievo che rinforza e rende più frequente la ricerca di rassicurazioni che ripartono subito dopo nel momento in cui si riattiva il processo di attenzione ai sintomi fisici.

Dopo una visita o una rassicurazione del medico i sintomi fisici notati possono essere gli stessi o anche diversi, scattano le interpretazioni erronee con conseguente ansia e il disturbo si mantiene.

IPOCONDRIA: IL CIRCOLO VIZIOSO

Si entra quindi in un circolo vizioso caratterizzato da:

  • costante attenzione per il corpo che amplifica ogni singola sensazione;
  • interpretazione errata delle sensazioni come segno di malattia che genera preoccupazione e forte ansia;
  • ricerca continua di rassicurazioni.

Nonostante la persona riesca a trovare delle rassicurazioni, poi il circolo vizioso riparte facendo scattare la preoccupazione per gli stessi o altri sintomi fisici.

Il circolo vizioso dell’ipocondria tende a mantenersi e a cronicizzarsi nel tempo, fino a generare in molti casi una significativa compromissione del funzionamento sociale e lavorativo.

Il tema della salute arriva ad assorbire completamente la persona che è sempre più focalizzata sulle sue preoccupazioni e tende a investire sempre meno risorse su relazioni, impegni e la propria ruotine quotidiana.

Per questi motivi, oltre un certo livello di cronicizzazione del problema, risulta necessario un intervento specifico per questo tipo di problematiche.

Nel prossimo articolo vedremo insieme le procedure di trattamento che comprendono tecniche specifiche per ognuna delle componenti del disturbo: fisiologica, cognitiva e comportamentale.

Suddivisione che, come vedremo, presenta delle corrispondenze con altri quadri di ansia o panico che abbiamo visto insieme in precedenza.

Se vuoi maggiori informazioni sui nostri trattamenti per i problemi di ansia contattataci telefonicamente o tramite il nostro sito, saremo lieti di fornirti tutte le informazioni ed i chiarimenti che richiederai.

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Dott. Alberto Cocco

PSICOLOGO CLINICO