Ansia nei bambini, come riconoscerla

Scopriamo insieme le caratteristiche dei problemi di ansia nei bambini e quali possono essere i campanelli di allarme per riconoscerli in maniera tempestiva e intervenire di conseguenza.

Nella precedente campagna informativa abbiamo parlato dei disturbi esternalizzanti in bambini e ragazzi, caratterizzati da rabbia, impulsività, oppositività e problemi di comportamento.

Nei prossimi video e articoli ci focalizzeremo sull’altra macrocategoria di problematiche emotive in età evolutiva: i problemi internalizzanti legati a difficoltà relative ad ansia e umore.

Nell’articolo di oggi inizieremo descrivendo i problemi di ansia nei bambini vedendo insieme quali caratteristiche e manifestazioni possono avere.

Nei prossimi contenuti approfondiremo l’argomento ansia nei bambini analizzandone le possibili strategie di intervento e vedremo alcuni esempi di casi risolti con successo.

Al termine dell’articolo ti consiglierò anche un manuale utile per approfondire l’argomento e trovare indicazioni pratiche utili a supportare tuo figlio nel gestire la sua ansia.

ANSIA NEI BAMBINI: CHE COS’È?

L’ansia è uno stato di preoccupazione per un pericolo o una minaccia che potrebbero presentarsi.

L’ansia nei bambini, come negli adulti, presenta tre componenti tipiche:

  • cognitiva;
  • somatica;
  • comportamentale.

La componente cognitiva dell’ansia nei bambini riguarda l’attività mentale e i pensieri che sono caratterizzati da aspettative di una minaccia più o meno incerta.

“Domani la maestra mi sgriderà!”, “la verifica andrà male e la mamma si arrabbierà!”, “succederà qualcosa di brutto ai miei genitori mentre sono a scuola”, … questi sono esempi di pensieri negativi e aspettative di minaccia, più o meno ragionevoli, che possono generare ansia nei bambini e ne rappresentano la componente cognitiva.

L’ansia nei bambini dal punto di vista somatico (o fisiologico) riguarda la reazione del corpo che prepara l’organismo a reagire alla minaccia di cui si ha un’aspettativa (risposta di attacco-fuga).

La reazione del corpo che rappresenta la componente somatica dell’ansia nei bambini comprende le seguenti risposte:

  • aumento della frequenza cardiaca;
  • aumento della pressione del sangue;
  • flusso sanguigno deviato verso i principali gruppi muscolari (funzionali ad una risposta attacco-fuga);
  • aumento della sudorazione;
  • inibizione delle funzioni digestive;
  • inibizione delle funzioni del sistema immunitario;
  • aumento della tensione muscolare (con eventuali tremori o irrigidimento).

Pallore, midriasi (dilatazione pupillare), mani fredde e sudate, irrigidimento muscolare, mal di pancia o mal di testa sono indici che permettono, tramite l’osservazione, di riconoscere uno stato di elevata tensione e attivazione somatica nel bambino.

La componente comportamentale dell’ansia nei bambini è caratterizzata da comportamenti di fuga ed evitamento della situazione che pensieri ed interpretazioni (la parte cognitiva dell’ansia) etichettano come una potenziale minaccia.

Nel momento in cui viene evitata la situazione che genera ansia, quest’ultima si riduce rapidamente generando un sollievo temporaneo da essa.

Tale riduzione di tensione e disagio, con conseguente relativo benessere, fa da conseguenza positiva (rinforzo) al comportamento causando, per un processo di condizionamento operante, un aumento di frequenza dei comportamenti di evitamento.

Più i comportamenti di evitamento diventano frequenti, più è probabile che l’ansia comprometta il funzionamento generale del bambino che può iniziare a non voler più andare a scuola, all’allenamento, alla festa con gli amici, ecc.

Quindi, più permettiamo al bambino di evitare e non esporsi alle situazioni per lui ansiogene, più continuerà ad evitarle, andando a cronicizzare il problema di ansia e a compromettere il suo funzionamento sociale o scolastico.

I principi del condizionamento operante che rinforzano i comportamenti di evitamento tipici dell’ansia nei bambini sono gli stessi che abbiamo visto insieme parlando dei disturbi esternalizzanti e che rinforzano i comportamenti problematici aumentando le difficoltà di gestione del proprio figlio.

ANSIA NEI BAMBINI: IL PROBLEMA DELLA SCARSA CONSAPEVOLEZZA

L’ansia è un’emozione negativa che tutti abbiamo e ha un’importante funzione di adattamento e protezione, tuttavia, se eccessiva, può perdere il suo carattere di utilità e generare disagio fine a sé stesso, assumendo quindi carattere di disturbo.

Non esiste un punto preciso e identificabile dopo il quale l’ansia si trasforma da “normale” a “disadattiva”, piuttosto l’ansia può essere concepita come un continuum, con i disturbi d’ansia che si collocano all’estremo di gravità e intensità del sintomo.

Diversamente dagli adulti, i bambini e gli adolescenti potrebbero non considerare le proprie paure o i comportamenti ansiosi come qualcosa di eccessivo ed irragionevole rispetto a ciò che accade intorno a loro, e non riuscire quindi a identificare autonomamente il problema e chiedere aiuto.

Per questo motivo, più il bambino è piccolo, più è importante che il genitore, tramite la sua osservazione attenta, lo aiuti a diventare consapevole della presenza di un’ansia e di una preoccupazione eccessive.

Alcuni esempi di segnali osservabili di elevata ansia nel bambino dal punto di vista comportamentale sono:

  • senso di noia;
  • presenza di tic;
  • alterazioni temporanee del linguaggio;
  • comportamenti di evitamento o fuga;
  • l’uso di molta TV;
  • eccessi alimentari;
  • comportamenti diversi da quelli abituali.

Gli ambiti di vita che rappresentano le fonti più tipiche di ansia nel bambino riguardano scuola, relazioni sociali, aspettative dei genitori (se troppo elevate) e l’affrontare nuovi compiti.

Le principali situazioni da tenere monitorate sono quelle caratterizzate dalla richiesta di una prestazione (scolastica, sociale o relazionale, …) o quelle di forte cambiamento.

Alcuni esempi sono l’inizio di un nuovo anno scolastico, cambio di scuola, iniziare un nuovo sport, essere inseriti un nuovo gruppo di pari età, valutazioni scolastiche o i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla pubertà.

Nel momento in cui queste situazioni si presentano, è importante che il genitore vada alla ricerca di eventuali segnali osservabili di ansia sul versante somatico o comportamentale.

Le classiche domande: “Tutto bene?” o “Sei preoccupato?” non sono sufficienti per escludere il problema di ansia nei bambini, in quanto il proprio figlio potrebbe non avere le abilità introspettive per riconoscere le manifestazioni di ansia e giudicarle come eccessive ed irragionevoli, avanzando quindi una richiesta di supporto e aiuto.

Favorire questo tipo di consapevolezza è compito di chi ruota intorno al bambino e ha ruolo educativo nei suoi confronti.

Ansia nei bambini come riconoscerla

ANSIA NEI BAMBINI: GENI O APPRENDIMENTO DALL’AMBIENTE?

Tra i fattori eziologici e causali di un problema di ansia nei bambini, gli studi attribuiscono un ruolo pressoché equo tra genetica e fattori ambientali.

La componente genetica impatta sul temperamento della persona e riguarda quindi la sua tendenza a rispondere facilmente con ansia e attivazione agli stimoli.

Riguarda quindi un livello innato di reattività di base agli stimoli ansiogeni e la facilità nel condizionare e apprendere risposte di ansia ed evitamento.

La componente genetica rappresenta il 30-40 % della variabilità di un problema di ansia.

I fattori ambientali riguardano invece i seguenti fattori principali:

  • stile genitoriale di mamma e papà (stile genitoriale iperapprensivo o ipercritico);
  • apprendimento per osservazione;
  • la tendenza appresa ad evitare e non affrontare le situazioni che generano ansia (comportamenti di evitamento o fuga appresi dal contesto).

Inoltre, spesso le manifestazioni di ansia nei bambini possono avere come conseguenza una grande attenzione da parte del genitore che contribuisce, senza volerlo, ad alimentare i comportamenti disadattivi di evitamento legati all’ansia (una conseguenza inattesa del dare attenzione e dare spiegazioni che avevamo visto anche con i comportamenti problematici).

ANSIA NEI BAMBINI: RUOLO FONDAMENTALE DEL GENITORE E STRUMENTI DI AUTOAIUTO

Più il bambino è piccolo più la capacità di introspezione e riconoscimento delle proprie emozioni è poco sviluppata e quindi lo strumento fondamentale per riconoscere il problema è l’osservazione diretta del comportamento del bambino.

Sta dunque al genitore riconoscere tempestivamente le manifestazioni di ansia nel proprio figlio e intervenire di conseguenza per ridurre al minimo disagio e comportamenti di evitamento del bambino che possono privarlo di stimoli ed esperienze centrali per il suo processo di crescita.

Un errore tipico da non fare è sottovalutare il problema pensando che il tempo possa risolvere la situazione.

Se le condizioni che generano tali ansie e disagi non vengono analizzate e risolte con tempestività, non potranno che cronicizzarsi e inficiare il normale sviluppo psicosociale del bambino.

Per tutti i genitori che vogliono intervenire fin da subito anche autonomamente sul problema consigliamo il manuale in cui viene descritto il programma COOL KIDS di Lineham, Abbot, e Rapee che segue gli stessi principi e fasi del trattamento cognitivo comportamentale che applichiamo quotidianamente in studio e che si è dimostrato efficace per intervenire sull’ansia nei bambini.

Nei prossimi video e articoli vedremo insieme, tramite teoria e dei casi risolti con successo, come si può intervenire in maniera efficace sui problemi di ansia in età evolutiva, segui la nostra pagina per non perderli.

Scopri il nostro servizio per i problemi di ansia in età evolutiva: https://www.studiosofisma.it/servizi/problemi-d-ansia-eta-evolutiva/

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Dott. Alberto Cocco

PSICOLOGO CLINICO